Dall’ex Ghetto di Rignano una nuova vittoria di USB: iscrizione anagrafica per tutti!

Foggia -

Dopo anni di vertenze, tavoli, mobilitazioni, incontri, alla fine gli ufficiali di anagrafe del Comune di San Severo saranno costretti ad applicare la legge italiana, così come negli altri comuni infestati da quel mix di ignoranza e razzismo che costringe migliaia di lavoratori a vivere nell’invisibilità. Il Tribunale di Bari, con una sentenza storica, ha infatti intimato l’amministrazione comunale a procedere immediatamente all’iscrizione anagrafica per B.M., un abitante dell’insediamento informale di Torretta Antonacci che si è visto negare la residenza presso la fittizia “via dell’Angelo Custode” perché da anni in attesa del riconoscimento della protezione internazionale e per questo motivo in possesso del solo cedolino elettronico. Il Comune di San Severo, come già avvenuto per casi analoghi, il 29.09.2022 rigettava l’istanza di iscrizione ritenendola irricevibile “per mancanza di documenti attestanti la regolarità del soggiorno della suddetta persona”.

Questa folle interpretazione del mancato riconoscimento del cedolino come documento valido ha inibito, come scrive la sezione immigrazione del Tribunale di Bari nelle motivazioni della sentenza “l’esercizio di diritti di rango costituzionale, non ristorabili per equivalente, come il diritto al lavoro, il diritto all’istruzione, il diritto alla famiglia” e pertanto ha ordinato all’Ufficiale di Anagrafe del Comune di San Severo (FG) di procedere all’immediata iscrizione anagrafica del ricorrente.

Questa sentenza sia da monito per tutte le autorità locali affinché cessino gli atteggiamenti discriminatori e cerchino di agevolare e non ostacolare il difficile percorso di emersione dall’invisibilità sociale che come sindacato continueremo a perseguire con tenacia e determinazione.

Da anni infatti l'Unione Sindacale di Base lotta per l'affermazione dei diritti dei lavoratori agricoli presenti negli insediamenti informali del Foggiano, già oberati dalle condizioni di sfruttamento lavorativo e di precarietà socio-abitativa: purtroppo in questo contesto già complicato, il terreno di scontro non è solo contro le politiche di stampo razzista del governo nazionale ma anche contro l'applicazione ulteriormente restrittiva e xenofoba delle istituzioni locali che complicano ulteriormente la vita quotidiana di questo segmento sociale così prezioso per la tenuta e il successo dell'agricoltura foggiana.

Nei prossimi giorni l’ Unione Sindacale di Base si impegnerà ad accompagnare le decine di lavoratori dimoranti nell’insediamento di Torretta Antonacci e in possesso del cedolino elettronico presso l’ufficio anagrafico del comune di San Severo, per accertarsi dell’effettivo rispetto della legge.

Confidiamo nella collaborazione dei vertici dell'amministrazione comunale con i quali abbiamo già avviato da tempo una interlocuzione anche per porre un freno alla dissipazione dei fondi pubblici e offrire una casa e una soluzione abitativa dignitosa per i braccianti di San Severo.

Allo stesso modo rivendichiamo la piena applicazione del dettato costituzionale e chiediamo, ai sensi dell’art.44 della Costituzione, l’utilizzo delle terre pubbliche incolte ai fini produttivi come già avviato in forma sperimentale con l’occupazione di 2 ettari di proprietà dell’Ente Riforma, abbandonati da decenni all’incuria.

Queste battaglie, così come la sentenza di oggi del Tribunale di Bari, sono la dimostrazione che non ci vogliono milioni di euro di finanziamenti alle solite associazioni e ai soliti sindacati che lucrano sui problemi del bracciantato migrante invece che risolverli, quanto piuttosto il coinvolgimento attivo degli stessi per individuare soluzioni in grado effettivamente di incidere sulla vita reale di chi si spezza la schiena dall'alba al tramonto per portare il cibo sulle nostre tavole.

Unione Sindacale di Base – Federazione del Sociale